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Thursday, December 28, 2006

da la gazzetta d' alba: corrado olocco: finalmente indagini sanitarie in valle bormida, soldi della bonifica usati per un depuratore!

http://www.stpauls.it/gazzetta/0648ga/0648ga04.htm


Indagine sulle cause di morte in sei paesi della Valbormida
di CORRADO OLOCCO

Coinvolti Saliceto, Camerana, Monesiglio, Cessole, Bubbio e Monastero.
I dati sulle cause di morte in sei paesi della Valle Bormida saranno ricontrollati per valutare l’incidenza di malattie riconducibili all’inquinamento causato dall’Acna. La decisione è stata presa nell’incontro di venerdì scorso a Torino tra gli epidemiologi dell’Assessorato alla sanità, gli esponenti delle associazioni Valle Bormida pulita e Valbormida viva e il dottor Gianfranco Porcile, primario di oncologia dell’Asl di Alba e esponente di Medici per l’ambiente. I paesi scelti per il il monitoraggio supplementare sono Saliceto, Camerana, Monesiglio, Cessole, Bubbio e Monastero Bormida; i tre centri più vicini all’Acna e tre paesi della media valle, situati a una certa distanza dalla fonte dell’inquinamento.
I dati analizzati nei mesi scorsi dalla Regione (gli ultimi disponibili) si riferivano al periodo dal 1990 al 1994, ma gli esponenti delle associazioni li hanno ritenuti in alcuni casi incongruenti rispetto alla realtà. Ci sarebbero casi in cui morti avvenute per cancro vengono classificate come decessi per arresto cardiocircolatorio. «L’analisi è stata fatta in modo corretto e dettagliato, ma sono i dati sui certificati di morte a non essere sempre attendibili», spiega Marina Garbarino, presidente di Valle Bormida pulita. Ad esempio dalla documentazione analizzata risultavano più decessi per cancro a monte dell’Acna, dato ritenuto poco attendibile dai valligiani.
L’ex parroco di Cortemilia don Bernardino Obertoannotò sui registri le morti per cancro.
Il controllo non servirà soltanto per avere un quadro storico sulla situazione epidemiologica della popolazione. L’obiettivo è soprattutto fare qualcosa per il futuro. «Bisognerà partire dai dati sui decessi per capire cosa fare d’ora in poi per chi è stato sottoposto per molti anni all’inquinamento della Valle», sottolinea il dottor Porcile.
Forse, il primo monitoraggio (empirico, territorialmente circoscritto, ma comunque importante) sulla mortalità per cancro in Valle Bormida è quello eseguito per una trentina d’anni da don Bernardino Oberto, fino all’anno scorso parroco di San Pantaleo, a Cortemilia. Sui registri parrocchiali, il sacerdote prese ad annotare quali decessi erano avvenuti per cancro e i dati erano allarmanti. «La loro percentuale variava, a seconda degli anni, dal 25 al 30 per cento e nessuno di loro lavorava all’Acna. Ricordo che, quando arrivavo a Cortemilia da Alba, appena scollinavo a Castino si sentiva odore di fenolo», spiega don Oberto.
Dell’elevato rischio di tumori in Valle Bormida si è parlato più volte. In un convegno del 1992 ad Acqui Terme il professor Cesare Maltoni, dell’istituto Sant’Orsola di Bologna parlò di un indice di mortalità per cancro pari a quello delle aree industriali, mentre nel 1998 fece scalpore la notizia pubblicata dal Secolo XIX sul fatto che per anni i medici dell’Acna avevano nascosto i risultati delle analisi mediche che evidenziavano il possibile sviluppo di tumori tra i dipendenti.
Oggi, le indagini sulla salute di chi ha lavorato a Cengio sono portate avanti dall’Associazione lavoratori Acna. Spiega il presidente del sodalizio Pier Giorgio Giacchino: «Il problema si sta allargando, sia come numero di malati che come tipologie di tumori. Stiamo monitorando la situazione, ma è problematico ricostruirla a fondo, specie per il passato». Un paio d’anni fa il consulente tecnico dell’associazione Giampietro Meinero evidenziò che dal 1974 erano state riconosciute 42 neoplasie vescicali tra i dipendenti: 27 di esse risalivano agli ultimi dieci anni e 20 agli ultimi cinque, quando cioè l’azienda era già stata chiusa, a dimostrazione del lungo tempo di incubazione della malattia. Nella relazione Meinero affermava che, vista l’impennata di malattie dopo la chiusura dell’Acna, ci si dovrà attendere un incremento di tumori tra gli ex dipendenti nei prossimi 10-15 anni.
Corrado Olocco
Un depuratore intercomunale coi fondi per la bonifica Acna?
Il commissario per la bonifica dell’Acna Giuseppe Romano è stato autorizzato, attraverso un’ordinanza di Protezione civile, a realizzare a Cengio un depuratore per acque reflue al servizio dei Comuni di Cengio, Millesimo, Roccavignale e Cosseria. Per farlo, avrà a disposizione 4 milioni e 720 mila euro «a carico della contabilità speciale intestata al Commissario»; ossia fondi destinati alla bonifica del sito. «Tutto questo avviene mentre non è ancora stata avviata la progettazione della bonifica di aree pubbliche gravemente inquinate, ricadenti anche nel territorio di Saliceto, che rappresenta uno dei compiti principali ai quali il Commissario avrebbe dovuto provvedere», commenta Maurizio Manfredi dell’associazione Rinascita Valle Bormida.
«Non siamo contrari al fatto che, in previsione della cessazione dell’attività del depuratore dell’Acna si realizzi un impianto al servizio dei Comuni, ma questo non può avvenire distraendo fondi destinati a opere di bonifica che da troppo tempo attendono di essere realizzate. Ci auguriamo che i Comuni dell’alta Valle piemontese aprano gli occhi e la smettano di appoggiare questa gestione commissariale. Attiveremo ogni iniziativa legalmente possibile per impedire che si possa concretizzare questo disegno ordito a danno del nostro territorio», conclude Manfredi.
c.o.

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