da il vostro giornale: Verdi liguria: presentata interrogazione regionale sulla bonifica aree ex Acna di Cengio
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Verdi: presentata interrogazione regionale sulla bonifica aree ex Acna di Cengio
Scritto da Redazione il 11 Gennaio 2007 - 09:13
La recente proroga dello stato di emergenza sull’area ACNA apre alcune considerazioni decisive sulla necessità di un progresso equilibrato e partecipato in tutte le valli del Bormida.In primo luogo è necessario ricordare che stiamo parlando di uno dei casi più eclatanti di inquinamento, che ha interessato il nostro paese per oltre un secolo avvelenando intere vallate e uccidendo natura, animali, culture e soprattutto persone sia operai dell’ azienda che abitanti della zona.Dinanzi a fatti di tale portata occorre sempre rammentare che è necessario giungere ad una bonifica concordata con le popolazioni dell’ intera valle Bormida piemontese dalla parte alta della valle fino a quella media e bassa (Saliceto, Cortemilia, Vesime, Rivalta Bormida, Bubbio,…) e le loro rappresentanze istituzionali, basandosi anche sull’esperienza commissariale di Stefano Leoni, che era riuscito con il suo impegno a far dialogare la Liguria e il Piemonte per varare programmi e progetti concordati.Riteniamo quindi in primo luogo necessario giungere al superamento della gestione commissariale, con l’individuazione delle competenze del Ministero dell’Ambiente per l’area interregionale.In questo contesto è inoltre opportuno giungere quanto prima alla definizione di un Osservatorio interregionale sulla bonifica, che può divenire la sede per politiche concertative e unitarie sulla dimensione regionale.In secondo luogo pensiamo che sia indispensabile giungere quanto prima alla revisione del Protocollo di intesa del luglio 2006 sotto il profilo dell’accertamento della responsabilità per danni ambientali laddove la responsabilità della Syndial viene limitata a sei anni eventualmente riducibili a quattro.Tale punto del Protocollo d’Intesa deve essere riportato alla normativa ordinaria in vigore sulla responsabilità per danno ambientale (es. art. 242 e 304 del D.Leg.vo 152/2006), che impongono in capo al responsabile di intervenire prima ancora che si sia verificato un evento lesivo dell’ ambiente.Il suddetto protocollo d’Intesa dovrà poi essere ulteriormente modificato introducendo una programmazione del riutilizzo delle aree omogenee sia per il territorio ligure che per quello piemontese.Siamo infatti convinti che il destino della Valle Bormida debba essere deciso in primo luogo dalle popolazioni locali sia liguri che piemontesi, evitando forme di contrapposizione, che oggi non hanno più ragione di esistere e che erano state superate durante la gestione Leoni ma che rischiano di essere riproposte dal suddetto Protocollo d’Intesa.Riteniamo poi necessario fissare ancora tre questioni, che rimangono aperte:- In primo luogo bisogna fissare che l’utilizzo delle aree può essere fissato solo a conclusione delle operazioni di bonifica secondo quanto previsto dalle leggi e dalle procedure vigenti.Riteniamo infatti che siano solo negative accelerazioni sull’ utilizzo di un’area profondamente inquinata e rischiose per coloro che vi insedino sopra prima della accertata conclusione della bonifica.Non si capisce la fretta che sembra cogliere taluni amministratori liguri di chiudere il più presto possibile le operazioni di bonifica per insediare aziende nell’ area.Noi pensiamo che le leggi e le procedure tecniche abbiano la loro tempistica perciò prima si completano i programmi previsti e nel frattempo si apre una discussione con il Piemonte sull’ utilizzo di un’ area non completamente bonificata e messa in sicurezza.- In secondo luogo è indispensabile definire il ruolo del Centro nazionale Bonifiche. Durante la gestione commissariale Leoni era nata l’ idea di far nascere dall’esperienza ACNA un centro nternazionale di formazione sulla bonifica delle aree inquinate. Essa sarebbe stata anche un’ ottima operazione di immagine per tutta la valle Bormida, che avrebbe potuto esportare la propria esperienza di area bonificata in tutto il mondo contribuendo a costruire una diversa immagine internazionale per il territorio interessato. Ad oggi esistono due consorzi regionali, che però dovrebbero avviare una richiesta per il loro riconoscimento nazionale e avviare una loro fusione.- In terzo luogo infine bisogna chiarire a cosa serve e soprattutto a chi serve il depuratoredi cui si parla all’ art. 8 dell’ Ordinanza della Presidenza del Consiglio dei Ministri n. 3555/06 pubblicata sulla Gazzetta ufficiale del 13 dicembre 2006 , n. 289 , finanziato con fondi provenienti dalle operazioni di bonifica ( EUR 4.720.000) e posto in capo al Commissario ACNA. Esso dovrebbe essere collocato nelle aree ex ACNA (quindi presumibilmente private) e posto a servizio dell’ ATO provinciale. Su queste basi non si riesce a capire come il depuratore sia riconducibile al progetto di bonifica e quindi possa ricadere nelle competenze del Commissario Romano.
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